A sorpresa, la priorità non è il risparmio in bolletta…
Pubblicati i risultati di un’indagine internazionale sulla conoscenza, l’utilizzo e le preferenze dei consumatori rispetto alla tecnologia domestica
A cosa serve la tecnologia? A rendere più sicura e protetta la nostra casa. È l’opinione che gli italiani hanno nei confronti della smart home. Secondo un’indagine condotta a livello europeo, la sicurezza si conferma un bisogno primario tra i consumatori: una persona su due la preferisce rispetto alle opportunità di risparmio economico che si possono ottenere con una casa indipendente dal punto di vista energetico.
Il 37% dei cittadini europei vorrebbe videocamere di sorveglianza e sensori di movimento, mentre le “smart plug” (prese di corrente attivabili via Internet) sono prioritarie per il 25% degli intervistati. Solo il 13% crede che la smart home debba portare beneficio all’intrattenimento domestico, nonostante la forte crescita dei servizi disponibili.
Qualche dato. Per quali scenari di vita vorrebbero ricevere maggiore supporto dalla smart home, i consumatori europei?
1. Per una sicurezza domestica avanzata (44%)
2. Per semplificare il momento “dell’uscita di casa” (36%)
3. Per ricevere aiuto per gestire la casa prima di addormentarsi (27%)
4. Per essere accolti al rientro a casa (26%)
5. Per l’intrattenimento personale domestico (15%)
Le cinque ragioni principali per acquistare un dispositivo smart sono:
1. Rendere la casa più sicura e protetta (45%)
2. Automatizzare gli ambienti (31%)
3. Accedere ai propri dispositivi anche da remoto (26%)
4. Risparmiare (18%)
5. Avere più controllo su bambini e animali domestici (13%)
L’85% degli italiani ritiene che l’Italia in futuro dovrebbe puntare sull’energia solare e il 67% su quella eolica. La maggioranza dei cittadini ritiene però che usare queste fonti di energia sia ancora costoso e difficile a causa della burocrazia, e pensa che sia necessario che il governo ripristini gli incentivi per il fotovoltaico. Lo rivela il 14/o rapporto “Gli Italiani e il solare – Rinnovabili ed efficienza”.
Il carbone, il nucleare, il gas metano e il petrolio raggiungono complessivamente appena il 13% dei consensi. Il 90% del campione (dato invariato rispetto allo scorso anno) non ha dubbi sui benefici che l’energia solare può avere per l’ambiente e la considera del tutto sicura. Il 65% ha pensato di utilizzarla, ma scegliere questa nuova fonte energetica è ancora burocraticamente troppo difficile (63%), troppo caro (51%), tecnicamente complicato (36%).
Gli italiani sono favorevoli a raggiungere, entro il 2050, l’obiettivo del 100% di energia rinnovabile (il 75%). L’89% considera necessario da parte del Governo riattivare gli incentivi al solare. Se si facilitasse l’autoconsumo e la burocrazia, il 53% sarebbe disposto a installare pannelli fotovoltaici.
L’83% (stessa percentuale del 2015) è favorevole alla carbon tax sulle attività che producono emissioni di CO2. Il 61% valuta che sia da migliorare l’efficienza energetica della propria casa, ma solo il 30% è intervenuto. L’”ecobonus” andrebbe rafforzato per l’81%.
Democratizzazione dell’energia
La ‘rivoluzione energetica’ tedesca – ad esempio – consiste nell’aver creato un meccanismo che ha portato una sorta di democratizzazione dell’energia. Il mercato energetico non è, come spesso accade in Italia, monopolizzato. I quattro fornitori di energia più grandi della Germania hanno in mano la quota più bassa di energia rinnovabile.
La certezza del ritorno dell’investimento ha incentivato la nascita di una serie di ‘cooperative energetiche’ che hanno consentito a qualsiasi cittadino tedesco, anche non proprietario di un’abitazione, di beneficiare dalla transizione alle rinnovabili.
Cosa ci insegna la Germania? La nuova legge che regolerà le rinnovabili nei prossimi anni in Germania, la EEG 2016, approvata la scorsa estate, sostituisce le tariffe fisse con aste competitive. L’obiettivo è far crescere le tecnologie pulite in modo più graduale e meno costoso ma nei primi anni sicuramente provocherà un arresto dei tassi di crescita delle rinnovabili registrati finora. E i pareri in merito alla giustezza del provvedimento sono contrastanti.
Ad ogni modo, la ‘ricetta tedesca’ fatta di politiche di prezzo, democratizzazione dell’energia e coinvolgimento degli enti locali, rimane tutt’ora un modello interessante per tutti quei paesi che vogliono spingere l’acceleratore a favore di un sistema energetico più pulito.
Grazie all’evoluzione della tecnologia, oggi finalmente riscaldarsi costa la metà
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Non sarebbe il caso di cominciare a ragionare sul renderci energeticamente indipendenti dalle importazioni, come pure da risorse ormai in via di esaurimento? Sarebbe davvero ora di iniziare a ragionare concretamente su come fare qualcosa di serio per ridurre le emissioni di gas serra.
Sembrerebbe logico, ma il governo Renzi si è impegnato a fare esattamente il contrario, ovvero a demolire l’industria italiana delle rinnovabili, facendo ogni possibile regalo ai petrolieri. Uno scherzetto che ci è costato forse 60 mila posti di lavoro nel solare e 4 mila nell’eolico, come pure la perdità di una competitività tecnologica che avevamo acquisito e che abbiamo buttato al vento.
Un vero disastro sotto tutti i punti di vista. Non possiamo invertire completamente certe tendenze, ma perlomeno possiamo ridurre il danno. E abbiamo buone possibilità di fare qualcosa: se viviamo nel paese del sole, dobbiamo sfruttare il sole che, a differenza del petrolio, ci arriva gratis.
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