Bollette elettriche: gli oneri dei morosi saranno a carico di tutt? Facciamo un pò di chiarezza su un tema assai “caldo” degli ultimi giorni
“200 milioni di euro delle bollette elettriche non pagati dagli utenti morosi finirà con l’essere pagato da tutti gli altri italiani, quelli che le bollette le pagano.”
Sui social network e su piattaforme informative come le chat degli smartphone si è diffusa in questi giorni la falsa notizia che la bolletta della corrente sia rincarata di 35 euro per suddividere tra tutti i consumatori le bollette non pagate dai clienti morosi.
Non è vero, e chi autoriducesse la bolletta per protesta si metterebbe in guai seri.
La notizia, che non mancherà di far arrabbiare molti, arriva dall’Autorità dell’Energia, che ha formalizzato così quanto in precedenza deciso in diverse occasioni dal Tar e dal Consiglio di Stato: come prima cosa, verrà distribuita fra tutti i consumatori una prima fetta di “oneri generali” elettrici pari a circa 200 milioni arretrati. L’ammontare totale da smaltire è stimato in un miliardo di euro.
È vero il rincaro di 35 euro?
È falso il fatto che le bollette rincareranno di 35 euro per coprire i costi delle morosità. Diffonde notizie false e pericolose per i consumatori chi suggerisce di ridurre di 35 euro le bollette come forma di rivalsa. Chi si riducesse la bolletta elettrica diverrebbe un moroso e farebbe scattare il meccanismo di recupero del credito con costi più alti e il rischio reale della sospensione della fornitura.
Da dove arriva il debito da colmare
Per capire di cosa si tratta, bisogna partire da una voce della bolletta: quegli “oneri generali di sistema” che solitamente ammontano circa a un terzo della cifra pagata. Non si tratta di tasse, anche se gli somigliano. Si tratta di denaro che versiamo nella sua quasi totalità per sostenere e alimentare gli incentivi alla produzione di energia con fonti rinnovabili.
Perché è nato il “buco” nei conti
Il buco si è creato a causa delle difficoltà di alcune società di vendita di energia elettrica, che hanno avuto grossi problemi economici e non hanno versato gli oneri generali per una cifra stimata in 200 milioni di euro circa. Le sentenze della giustizia amministrativa hanno stabilito che non spetta alle compagnie dell’energia, ma agli utenti finali, la copertura del debito. La morosità si trascina da parecchi mesi e dovrà essere spalmata in modo proporzionale tra tutti coloro – famiglie e imprese – che hanno intestato a loro nome un conto elettrico.
Dunque, non sarà la parte della bolletta costituita dai consumi, ma le spese fisse, ad essere spalmata sulle altre fatturazioni. Lo stesso meccanismo era stato applicato per il canone Rai. Gli oneri comprendono voci di vario tipo, tra cui gli incentivi energetici.
Le reazioni
Tra i primi a commentare Massimo Bello, presidente dell’Aiget, dell’associazione dei grossisti e rivenditori di energia: “Il nuovo assetto dovrà evitare che chi svolge un puro servizio di incasso per il sistema (ovvero i fornitori di energia) si ritrovino a sostenere un costo improprio. Qualsiasi iniziativa in tal senso, come i recenti provvedimenti dell’Arera, va nella direzione giusta”.
Probabilmente le associazioni dei consumatori non tarderanno invece a protestare per una misura che appare piuttosto odiosa per quei cittadini che pagano puntualmente tutte le bollette e si trovano a doversi sobbarcare i buchi delle aziende, così come già successo con il sistema bancario.
In sostanza, sulle bollette della corrente già cariche di risarcimenti, di oneri, di voci e di incentivi si aggiunge un nuovo capitolo, ovvero saremo noi consumatori a rimborsare alle società elettriche di distribuzione della luce una parte del buco creato negli oneri parafiscali delle aziende in crisi da chi evade la bolletta della corrente.
Una delibera dell’Autorità dell’energia, appena ribattezzata Arera da quando ha rilevato oltre agli acquedotti anche l’area rifiuti, ha stabilito come ripartire fra tutti gli oneri generali di sistema, una parte parafiscale della fattura elettrica, non pagati dai consumatori morosi. Insomma, una socializzazione di una fetta degli insoluti.
Il Movimento UNIDOS e il deputato Mauro Pili hanno promosso la seguente petizione, rivolta al Presidente Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente: https://www.change.org/p/no-alle-bollette-elettriche-con-i-debiti-dei-morosi
Sul tema sono intervenuti anche Milena Gabanelli e Andrea Marinelli: “Consumate poca elettricità? Pagherete il 46% di più in bolletta.”
Cara Dottoressa Gabanelli, io capisco che il tuo lavoro di giornalista ti obbliga a spiegare alcune dinamiche che non ti puoi permettere di conoscere a fondo, e quindi metti insieme un paio di frasi comuni e di luoghi comuni popolari e costruisci un articolo.
Mi complimento anche per la professionalità con cui hai realizzato il tuo video, infatti intuisco che ti pagano fior di quattrini per creare ad arte, e li giri veramente con classe e maestria, sicuramente di soldi investiti in attrezzature ce ne sono ma…
Quello che più dispiace è che poi la gente comune ti crede e mettendo assieme una serie di false credenze e di concetti sbagliati che, toccando il profondo del mio lavoro e dei miei studi attuali, sono in dovere di smentire e di chiarire. Tu parli di aumenti di costo dell’energia indicando numeri e strategie credibili, ignorando totalmente i motivi reali che si celano dietro.
Di questo non te ne faccio una colpa, il tuo lavoro è quello di fare giornalismo e presumo tu sia pagata per fare/dare informazione senza nemmeno il tempo di controllare le fonti, quindi non me la prendo, ti perdono. La situazione attuale dell’Italia è abbastanza indietro rispetto a tutta l’Europa sul settore della distribuzione dell’energia e quindi per l’ennesima volta dobbiamo rincorrere e sistemare gli errori del passato, e uno di questi è proprio sulla diffusione ed il consumo su larga scala ad uso domestico.
Nel tuo video parli di sconti alle grosse imprese a carico dei cittadini e di problemi di manutenzione che noi paghiamo e non viene fatta, punti anche il dito contro chi produce elettricità con le “schifezze” come di le chiami tu…
La realtà nel settore dei consumi di energia, per come la vedo io è diversa.
Siamo in un momento di transizione storica dove stiamo per eliminare totalmente dalla nostra vita la dipendenza dalle fossili per passare ad un futuro altamente influenzato è basato sull’utilizzo di energie rinnovabili, ma per fare questo dobbiamo avere tutti a disposizione un’adeguata rete elettrica che ci permetta di realizzare questa tipologia di abitazioni.
Dopo la dovuta promessa, voglio rendere pubblica l’opportunità che milioni di famiglie ad oggi con la riforma delle tariffe dell’energia che l’Europa ha imposto per spingere anche l’Italia a
raggiungere il traguardo del protocollo di Kyoto sulla riduzione della CO2 immessa.
A partire dal 2018, infatti, sarà ancora più conveniente alimentare esclusivamente con l’elettricità la propria abitazione, ma andiamo con ordine.
In Italia Abbiamo sempre avuto un ente statale a vigilare sulle tariffe di luce e gas, fino al 31 dicembre 2017 si chiamava AEEG, oggi si chiama ARERA e il suo nuovo indirizzo internet è www.autorità.energia.it
Lo scopo di ARERA è quello di portare avanti il motivo per il quale il 14 novembre del 1995 venne istituito l’allora AEEG: Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas. È un organismo indipendente, istituito con la legge n. 481 del 14 novembre 1995, con il compito di tutelare gli interessi dei consumatori e di promuovere la concorrenza, l’ e la diffusione di servizi con adeguati livelli di qualità, attraverso l’attività di regolazione e di controllo nei settori di competenza.
In particolare, l’Autorità deve garantire la promozione della concorrenza dell’efficienza nei settori dell’energia elettrica e del gas, nonché assicurare la fruibilità e la diffusione in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale, definendo un sistema tariffario certo, trasparente e basato su criteri predefiniti, promuovendo la tutela degli interessi di utenti e consumatori.
Il sistema tariffario deve inoltre armonizzare gli obiettivi economico-finanziari dei soggetti esercenti il servizio con gli obiettivi generali di carattere sociale, di tutela ambientale e di uso efficiente delle risorse.
Negli anni scorsi non si è mai parlato delle utenze domestiche NO GAS (le case che utilizzano l’energia elettrica anche per il riscaldamento, quelle che utilizzano le pompe di calore per
esempio) che senza fare nulla, senza fare video di protesta, senza chiedere la scesa in campo della Gabanelli, hanno visto abbassare il costo delle proprie bollette.
Eppure i costi dell’energia hanno sempre segnato un aumento in doppia cifra nel corso degli ultimi anni, come mai?
La risposta è scritta nelle righe sopra, infatti pian piano entra in atto il risultato di una delibera che risale al 2 dicembre del 2015, che premierà gli utenti che entro 24 mesi dal 1 aprile del 2017, quindi fino al 31 marzo del 2019, saranno valide per ridurre i costi una tantum tramite 3 punti fissi
(articolo 8 bis del TIC):
1. Eliminazione della quota fissa a copertura di oneri amministrativi
2. Sconto sul contributo in quota potenza
3. Possibilità di “ripensamento”
Questo punto vale per le utenze che non superano i 6 kW di fornitura elettrica, ma il vantaggio vero e proprio si riassume in un concetto semplicissimo:
A gennaio del 2018 andremo a regime coi costi fissi del sistema, quindi de facto succederà questo:
– Ante riforma: più energia consumavi e più la pagavi.
– Post riforma, quindi oggi: più energia consumi e meno la paghi.
Viene proprio spiegato a caratteri cubitali il motivo della riforma, proprio nel medesimo sito dell’ARERE:
“La riforma va a toccare i quasi 30 milioni di consumatori elettrici domestici italiani, ed ha l’obiettivo di sostenere la diffusione di consumi efficienti (fino ad ora penalizzati da costi eccessivi, rendendo quello che paghiamo più equo, semplificando anche la bolletta e facilitandone la comprensione.”
Questa riforma è stata attuata dall’Autorità come previsto dal Parlamento per recepire in Italia la Direttiva Europea 2012/27/UE sull’efficienza energetica. Prevede che venga superata la struttura progressiva della tariffa per il trasporto di energia e la gestione del contatore e degli oneri di sistema, cioè con un costo unitario del kWh che cresce per scaglioni all’aumentare dei prelievi, introdotta circa quarant’anni fa a seguito degli shock petroliferi degli anni '70 e in vigore fino al 2015.
Ma cosa vuol dire in pratica?
Entro il 1° gennaio 2018, la tariffa per il trasporto dell’energia e la gestione del contatore (cioè quella parte dei costi della nostra bolletta con cui paghiamo i servizi per misurare e far arrivare nelle nostre case l’energia elettrica) e per gli oneri di sistema (cioè i costi per sostenere attività di interesse generale per il sistema elettrico), in totale circa il 40% della nostra bolletta, saranno uguali per ogni livello di consumo, non più progressivi.
Avere una tariffa con struttura progressiva – che ora verrà superata – vuol dire che il prezzo unitario del kWh aumenta al crescere dei consumi totali, cioè si paga l’energia in modo più che proporzionale rispetto ai consumi, anche se in effetti il costo per produrre e trasportare un kWh di energia è sempre costante. Al termine dell’applicazione della Riforma ogni utente quindi pagherà in modo più equo per i servizi che utilizza, pagando l’esatto corrispettivo per il servizio utilizzato, congruente con i costi.
La sostanza è che ci stiamo adeguando ai nuovi standard europei che, guarda caso, incentivano le case no gas.
La riforma della tariffa consentirà di liberare il potenziale di installazione di apparecchiature elettriche efficienti (come ad es. pompe di calore, auto elettriche o piastre a induzione), fino al 2015 frenate dagli eccessivi costi di utilizzo per la progressività della tariffa, consumi elettrici che potranno essere sostitutivi di quelli di altri vettori energetici (gas, gpl o altro), per loro natura molto meno rinnovabili, portando anche a un ulteriore possibile risparmio complessivo oltre che ad una riduzione dell’inquinamento nei centri urbani.
Ora, io non sarò bravo coi grafici e con i montaggi video e non mi posso permettere una struttura come quella della redazione di un giornale, ma quando faccio informazione alle persone cui tengo molto ed in particolare ai miei clienti ed ai miei sostenitori, lo faccio fino alla fine e senza fare tendenza. Per chi sceglie di riscaldare e raffrescare la propria casa con l’energia elettrica, nel pieno rispetto dell’attuale fase di transizione, do il mio benvenuto alla tariffa TD, acronimo semplicissimo di Tariffa Domestica.
È doverosa maggiore chiarezza per i consumatori.
Come abbiamo già avuto modo di comunicare ad ARERA, chiediamo che venga fatta ulteriormente chiarezza su questo provvedimento e abbiamo richiesto che sia fornita al più presto una stima, anche di massima, di quanto potrebbe riversarsi sulle bollette dei consumatori in futuro.
In conclusione vogliamo tranquillizzarvi: sulle bollette che sono arrivate o che stanno per arrivare non si troverà nessun addebito per coprire le morosità altrui.
Cosa invece potremmo essere chiamati a pagare? Gli oneri di sistema, che pesano per circa il 20% sulle bollette, non versati (e magari pagati dagli utenti, pensi il paradosso!) dai venditori che falliscono, come previsto dalla delibera 50/2018 dell’Autorità per l’Energia in vigore dal 1° febbraio scorso.
Al momento abbiamo una stima fornita oggi da un autorevole dirigente dell’Arera, la Autorità per l’Energia, che è di 2 euro – 2,20 euro a bolletta. Tuttavia una quantificazione certa degli oneri non versati dal venditore (Gala) che è fallito si avrà, sempre secondo l’Authority, a settembre, anche se al momento di parla di circa 280 milioni di euro. Al momento quindi nessun addebito è stato autorizzato né inserito in bolletta.
Vorremmo ribadire che sugli utenti onesti, quelli per intenderci che pagano regolarmente le fatture, non ricadranno le bollette non pagate dai “furbetti”: in sostanza non saremo tenuti a “coprire” con i nostri soldi la bolletta non pagata del vicino di casa.
Resta altrettanto grave però, seppur limitato e circoscritto, che su tutti gli utenti onesti ricadano gli oneri non versati dai venditori falliti.